Il mondo di “Rahal-maut”, antico nome di Racalmuto, comprende un percorso che parte dal castello: di epoca chiaramontana, fu sede del dominio della famiglia Del Carretto di cui Sciascia ricorda alcune gesta e diventerà sede del presidio racalmutese del Parco Regalpetra.
Scendendo verso la Madrice si scorge la lunga scalinata che sale alla chiesa di S. Maria del Monte, scala di cui Sciascia racconta la tradizionale arrampicata con i muli per ringraziare la Madonna e dove si svolgeva la leggendaria festa di “Pampilonia” che altro non è se non la festa della Madonna del Monte che ogni anno ha luogo dall’11 al 14 luglio. Nella chiesa si svolsero i funerali di Leonardo Sciascia, il 22 novembre 1989.   E’ possibile anche vedere la casa natale di Sciascia e quella delle zie, situate rispettivamente accanto alla scalinata e presso il fianco della chiesa di S. Maria del Monte. Al  pianterreno della casa  delle zie era situata la sartoria dello zio, presso cui Sciascia fece per un po’ l’apprendista, all’età di quattordici anni. Poco lontano è il teatro comunale Regina Margherita, quel piccolo teatro all’italiana che fu utilizzato come cinema negli anni in cui Sciascia era ancora bambino. Vi si facevano due proiezioni settimanali: il sabato e la domenica e il piccolo Leonardo non mancava mai di seguire gli spettacoli.
Esistono ancora il Circolo Unione (della Concordia, quello frequentato dai nobili) e quello degli Zolfatai   e Salinai. Quest’ultimo si trova ai piedi della scalinata di Santa Maria del Monte. Il circolo della Concordia si trova invece sul corso principale. Sempre sul corso è collocata la statua commemorativa di Leonardo Sciascia, in atto di passeggiare assorto con l’eterna sigaretta tra le dita. La visita prosegue con la visita della Fondazione Leonardo Sciascia, ex-centrale elettrica elegantemente restaurata.
Poco fuori dalla città si trovano le grotte di fra Diego La Matina che non son altro che delle tombe sicane situate ad est di Racalmuto e raggiungibili dalla strada statale per Montedoro.
Diego La Matina – di cui Sciascia narra le vicende in “Morte dell’inquisitore” – nasce a Racalmuto nel 1622. Divenuto diacono nel 1644 viene arrestato dalla polizia criminale per aver commesso un reato molto grave di cui non si ha notizia. Dopo l’arresto viene rimesso al Sant’Uffizio. Nel 1656 evade dal carcere di Palazzo Steri di Palermo e si rifugia nella campagna di Racalmuto, presso le grotte   che ancora portano il suo nome. Ma la libertà durò per pochi giorni. Riportato in prigione, il 4 aprile 1657 fra Diego La Matina uccide l’inquisitore Don Giovanni Lopez de Cisneros colpendolo con le manette di ferro che gli serravano i polsi. Fu arso sul rogo e le sue ceneri disperse al vento.


CALTANISSETTA

Allontanandosi quindi dalle grotte e proseguendo lungo la S.S. 640 si  giunge a Caltanissetta. Qui è il mondo de “la piccola Atene”, dove sono situati i luoghi frequentati da Sciascia abitualmente. La Biblioteca Comunale “L. Scarabelli”, ospitata nell’ex convento dei gesuiti,  era la meta delle ricerche di quei testi che gli ispirarono i suoi romanzi storici.
La seconda tappa del percorso è la Libreria Sciascia, di cui lo scrittore ricorda: “Le serate passate in un angolo della libreria di Salvatore Sciascia, conversando con Luigi Monaco, sono state un po’ la mia università: su  nessuna cattedra, e in nessun salotto o caffè letterario, ho mai incontrato un uomo come lui. Tornando da Roma e ritrovando Luigi Monaco, mi pareva che non fosse Caltanissetta ‘provincia’, ma Roma – almeno la Roma dei salotti e dei caffè letterari”.
Sullo stesso asse viario si trova lo storico “Bar Romano”. Qui Sciascia si fermava con i suoi amici per gustare le specialità del bar: paste di mandorla, cassate e taralli. Proseguendo si giunge a piazza Garibaldi, da cui si diparte il corso Vittorio Emanuele.  Percorrendolo interamente si  raggiunge la piazza su cui prospetta la chiesa della S. Croce con l’annesso monastero. L’edificio sarà adibito a presidio nisseno del Parco Regalpetra. Qui Sciascia frequentò l’Istituto Magistrale “IX Maggio” e ne ha   lasciato alcune osservazioni: “La scuola in cui Brancati insegnava e che io frequentavo era un vecchio monastero; e nonostante avesse il nome del giorno in cui l’impero era stato proclamato – Istituto Magistrale IX Maggio – tutti ancora dicevano “la badia”. Era in una piazzetta sotto il livello della strada, una chieseta a lato. La gradinata a due rampe che dalla strada scendeva alla piazzeta, si affollava ogni mattina  di ragazzi mal vestiti e pieni di freddo che addentavano voracemente ‘mafalde’ imbottite di panelle o mortadella, in attesa che suonasse la campana”. Sciascia ricorda Brancati “scendere gli scalini della vecchia Badia, leggermente inclinato su una spalla e un po’ claudicante”. Una stanza del presidio sarà allestita proprio ad aula scolastica degli anni quaranta, per creare una sorta di “teatro della memoria”.
Ritornando a piazza Garibaldi e imboccando il corso Umberto si può raggiungere, dopo avere percorso alcuni vicoli, la chiesa della Provvidenza, dai nisseni chiamata “a Pruvidé”. In questa chiesa Sciascia si sposa con Maria Andronico il 19 luglio 1944. Tornando sul corso principale si raggiunge il viale Regina Margherita dove è sito il Seminario Vescovile, presso cui il giovane Sciascia assisteva alle Lecturae Dantis tenute dell’avv. G.   Alessi.

(da www.fondazioneleonardosciascia.it)