Al momento stai visualizzando “Ananias et Saphira”

Il grande arazzo seicentesco “Ananias et Saphira”, nato dal cartone di Raffaello Sanzio e appartenente alla collezione privata del mecenate Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, farà tappa in aprile a Palma di Montechiaro.

L’opera, riconducibile alle tessiture di Heinrich Mattens di Bruxelles degli anni 1620-1624, nasce da uno dei dieci cartoni che Raffaello realizzò su incarico di Papa Leone X per la Cappella Sistina. Sette sono esposti al Victoria & Albert Museum di Londra.

L’arazzo, dopo quattro mesi di esposizione in una delle sale di Palazzo Abatellis a Palermo, andrà in tour, lungo un itinerario raffaellesco che tocca la Sicilia e la Calabria e dal 21 aprile al 15 maggio sarà in mostra a Palazzo Ducale a Palma di Montechiaro.

L’opera è la rielaborazione dell’arazzo raffigurante la “Morte di Anania” fulminato da San Pietro perché colpevole di non aver consegnato alla comunità cristiana tutto il denaro ricavato dalla vendita di un fondo.  Il soggetto è spiegato nei versetti biblici del cartiglio posto sulla bordura superiore, sostenuto da due putti con a fianco ghirlande di fiori. Nelle bordure laterali e inferiore sono presenti figure allegoriche accompagnate a volte dal loro nome in latino: Caritas, Obedientia, Benedictio, Victoria, Raptus, Famine, Luxus.

Gli arazzi furono da subito celebri per la loro bellezza e alcune corti d’Europa chiesero di replicarli.

Raffaello, grande innovatore anche nella comunicazione, sosteneva la riproduzione e la diffusione di immagine, soggetto e composizione attraverso stampe multiple.

I cartoni furono realizzati dall’artista quando era all’apice della sua fama romana. I primi arazzi furono tessuti in seta, argento dorato e lana tra il 1517 e il 1521, a Bruxelles, nella bottega più illustre dell’epoca, quella di Pieter Van Aelst.

“Ananias et Saphira”, fino al 17 febbraio sarà esposto al Castello Ursino di Catania e, dopo la tappa di Palma di Montechiaro, raggiungerà Gerace, in Calabria.

A curare il progetto itinerante che pone in relazione l’opera con i riferimenti raffaelleschi in Sicilia è la storica dell’Arte Evelina De Castro, direttrice di Palazzo Abatellis Galleria Regionale della Sicilia: «Anche in Sicilia il mito di Raffaello segna il corso dell’arte attraverso i secoli. La si segue all’interno delle ricche collezioni di pittura, scultura, grafica e arti applicate e decorative in esposizione o custodite nei depositi. Palermo, Catania, Palma di Montechiaro sono luoghi d’arte e come tali segnati nel proprio profilo storico e artistico dal rapporto con le radici nel mondo greco e romano: un rapporto col “classico” che connota l’arte in Italia in tutte le epoche. Raffaello con la sua profonda conoscenza e consapevolezza delle fonti letterarie e visive dell’antico, di cui erano ricche  l’Italia del suo tempo e la Roma papale, ove fu protagonista indiscusso, fece rivivere il classico nei temi e nel repertorio figurativo e decorativo. Questa la sua impronta laddove visse e lasciò opere, ma soprattutto questa la sua eredità, giunta attraverso i secoli in tutti i luoghi. Disegno, sottigliezza, gusto, perfezione, vetta dell’arte, questo è Raffaello per l’epoca moderna». Non è la prima volta che Evelina De Castro si occupa della realtà storica e artistica di Palma di Montechiaro: «All’interno dell’amministrazione regionale dei Beni Culturali in più occasioni – afferma –  mi sono occupata della realtà storico artistica di Palma, con riguardo particolare al ruolo dei Tomasi di Lampedusa in ambiti di committenze e iniziative che da questo piccolo centro si estendevano al territorio agrigentino fino a Palermo».

Sulla valenza dell’iniziativa si esprime anche il Presidente del Parco Archeologico della Valle dei Templi, Bernardo Agrò: «L’arazzo della collezione Bilotti in esposizione a Palma, città d’arte, a pochi chilometri dalla Valle dei Templi, porta nei luoghi della civiltà antica l’eredità di Raffaello, cultore  del classico. Grazie all’impegno delle istituzioni e alla disponibilità del collezionista e proprietario dell’opera, anche il Palazzo Ducale di Palma viene inserito in un circuito di arte e cultura sotto il segno del grande Raffaello. I musei e i siti regionali – chiarisce – costituiscono i presìdi fondamentali per la conservazione e la diffusione della cultura del territorio, nonché per la coscienza civile di una comunità»

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Grande attesa a Palma di Montechiaro per l’esposizione del grande arazzo seicentesco, come spiega il sindaco Stefano Castellino:  «È un’opportunità straordinaria poter accogliere al Palazzo Ducale quest’opera che ci riporta all’epoca della fondazione di Palma, un periodo storico che legò indissolubilmente il suo nome alla famiglia Tomasi. L’esposizione dell’arazzo coinciderà con la Biennale del Gattopardo, promossa dal Gruppo di Lavoro “Io Sono Palma”, che con l’Istituzione Tomasi rappresenta un punto di riferimento per il rilancio turistico e culturale del territorio».

«Considerata la peculiarità della realtà sociale e geografica della città di Palma di Montechiaro – afferma Letizia Pace, presidente dell’Istituzione Culturale “Giuseppe Tomasi di Lampedusa” – la nostra istituzione intende promuovere tutte le attività che avvicinino l’arte ai cittadini, spesso impossibilitati ad accedervi per ragioni di distanza. L’arazzo di Raffaello rappresenta l’evento inaugurale dell’ormai riconosciuta Istituzione Culturale; il primo di una numerosa serie di attività che conferiscono centralità a un tassello territoriale spesso considerato margine e periferia. Il palazzo Ducale, allora, si configura come centro propulsore di un rinascimento culturale ben radicato sul territorio. Un ringraziamento va al sindaco Castellino per la fiducia che ha riposto in noi, condividendo appieno i nostri obiettivi, e una speciale menzione alla generosità di Roberto Ruggi Bilotti d’Aragona per aver concesso il suo arazzo in esposizione al Palazzo Ducale.

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Pienamente coinvolto nell’iniziativa è anche il Distretto Turistico Valle dei Templi: “Ci siamo, come DMO, Destination Management Organization – sostiene l’amministratore, Fabrizio La Gaipa – per sostenere  validamente l’iniziativa, sia per la valorizzazione dell’evento, che per la promozione con il fine della più ampia partecipazione da parte di cittadini e turisti, di appassionati e studiosi, che potranno ammirare l’arazzo in un luogo ricco di fascino, di bellezza e di storia.

Come già avvenuto per altre iniziative inquadrabili in un rilancio turistico e culturale del territorio, anche questa di Palma di Montechiaro potrà coincidere con un programma complessivo, che prevede eventi di altissimo profilo e che ha la sua sintesi nella Biennale del Gattopardo».

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