Abbandonata la sua sede in centro storico, il museo è stato riaperto nel 2006, rinnovato nei percorsi, nella didattica e nei contenuti, vicino all’Abbazia normanna di Santo Spirito.

L’architetto, Franco Minissi, è lo stesso del Paolo Orsi di Siracusa e alcuni elementi sono comuni alle due strutture, come la pianta poligonale e materiali come cemento, porfido, legni chiari, vetro e metallo, che esaltano l’antichità del contenuto.

Nucleo storico dell’esposizione sono i reperti recuperati sul finire degli anni ’50 dall’Associazione Archeologica Nissena e provenienti, per la maggior parte, dai siti di Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Gibil Gabib, Vassallaggi e Sabucina.
Al primo consistente lotto si sono man mano aggiunti i materiali archeologici acquisiti nel corso degli scavi condotti per iniziativa della Soprintendenza negli altri centri del territorio.

Oggi la struttura museale si qualifica come una delle più importanti dell’Isola sotto il profilo scientifico, nello specifico settore archeologico, in virtù delle pregiate collezioni ospitate; si segnalano, infatti, i reperti bronzei, ma soprattutto quelli ceramici, provenienti dagli insediamenti di Sabucina e Dessueri. E ancora i reperti provenienti dal sito di Polizzello, fondamentali per la conoscenza delle culture indigene dell’età del ferro, la cui produzione artistica fu fortemente influenzata dalla tradizione egeo-micenea mediata dai nuclei di genti transmarine venute in contatto con l’isola già nel XV- XIV sec. a. C. e poi stanziatisi sulla costa meridionale fra il XIII e il XII sec. a. C.

Il Museo espone anche parte delle collezioni archeologiche di Capodarso, un sito che pur ricadendo nella provincia di Enna, è geograficamente e storicamente legato a questa parte del territorio della Sicilia poiché insieme a Sabucina controllava la valle del fiume Salso (Imera meridionale).

Il percorso è in cinque settori, adeguandosi alla struttura poligonale del piano espositivo, integrato dai nuovi supporti didattici che illustrano la storia dei siti da cui provengono gli importanti manufatti esposti; ai predetti apparati, in lingua italiana e inglese, si aggiungono anche gli strumenti telematici interattivi che facilitano la visita delle collezioni, nonché un percorso destinato a fruitori non vedenti e ipovedenti.

Settore 1 – Il percorso muove dai quartieri cittadini e dalle aree periurbane di Caltanissetta (Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Santa Lucia, Sant’Anna, Xiboli, Torretta), con le testimonianze preistoriche databili dalla tarda età del Rame (fine III millennio a.C.) al Bronzo antico (II millennio a.C.) e all’avanzata età del Ferro (VIII – VII sec. a.C.).
Parallelamente si sviluppa l’esposizione relativa a Sabucina con la ricca ed articolata evidenza proveniente da capanne, mura, cisterne, edifici, aree sacre dell’abitato protostorico e classico.

Settore 2 – Contiene le testimonianze riferibili alle tre necropoli di Sabucina databili tra l’età arcaica e classica ed i resti pertinenti all’età romana medio-imperiale (II sec. d.C.), fra cui si segnalano il busto marmoreo dell’imperatore Geta e i modesti corredi provenienti dalle tombe a fossa di contrada Lannari ai piedi del colle di Sabucina;

Settore 3 – In questo settore trovano posto i reperti che raccontano, a partire dall’età del Ferro e fino all’età ellenistica, la storia più antica di Capodarso e quella di Vassallaggi in territorio di San Cataldo. E’ soprattutto di provenienza funeraria la bella selezione di reperti da Vassallaggi, in cui spiccano ceramiche di fabbricazione indigena, già certamente influenzate da prodotti coloniali, monili vari ed utensili in metallo, unguentari in alabastro e prestigiose ceramiche a figure rosse importate dalle migliori officine operanti ad Atene tra il 430 e il 420 a. C.;

Settore 4 – Della notevole prosperità dell’antico centro di Gibil Gabib per tutto il IV secolo a.C. e fino agli inizi del III fanno fede i ricchi corredi della necropoli di Nord-Est con le belle ceramiche figurate prodotte da fabbriche siceliote,  o a raffinati decori floreali sovradipinti in bianco e giallo nello stile di Gnathia. Accanto a Gibil Gabib sono documentati vari importanti centri del territorio della provincia, quali Cozzo Scavo (non lontano da Santa Caterina Villarmosa) con interessanti evidenze relative all’abitato di V e IV sec. a.C. e soprattutto a quello che è stato interpretato come un complesso santuariale impiantato sul fianco dell’altura; e ancora Mimiani, con i modesti corredi riferibili alla necropoli paleocristiana, da cui pure provengono, però, gli splendidi orecchini aurei riferiti a officine costantinopolitane, attive tra i secoli VI e VII d.C.

Da Monte Raffe, poco distante da Sutera, sono stati esposti, con alcune integrazioni tratte dagli scavi più recenti, soprattutto reperti riferibili all’abitato di V e IV sec. a.C.. Ampio spazio è stato dedicato alla documentazione archeologica proveniente da Polizzello, importante centro eponimo della cultura dell’età del Ferro (IX – VI sec. a.C.) posto a breve distanza da Mussomeli. Il ripostiglio di bronzi, i corredi della necropoli, la multiforme varietà delle offerte deposte nell’area sacra dell’acropoli coi suoi molti edifici, in cui elmi, lance e statuette si affiancano alla preziosità dell’ambra e dell’avorio, si offrono all’attenzione dei visitatori.

Settore 5 – Accoglie la documentazione riferibile alla porzione meridionale del territorio provinciale, in cui fanno spicco siti d’interesse preistorico, come il piccolo abitato di Garrasia, databile all’età del Bronzo antico e quello ben più complesso di Dessueri con cospicue testimonianze provenienti sia dalle necropoli (ceramiche e bronzi) che dall’abitato a struttura palaziale sul Monte Maio, rifereribili all’età del Bronzo recente-finale (secoli XIII – XI a. C.).

Chiude l’esposizione di quest’ultimo settore il centro indigeno ellenizzato di Monte Bubbonia (forse l’antica Maktorion), in territorio di Mazzarino, con i bei corredi della necropoli di età arcaica e classica in cui accanto ad anfore e oinochoai a decori geometrici fanno la loro comparsa monili e manufatti in argento nonché pregevoli importazioni da officine corinzie e successivamente attiche, sia a figure nere che a figure rosse.

A completamento del percorso, tra le novità introdotte nell’allestimento museale del 2006, si evidenzia – oltre alla vetrina che raccoglie ed espone le donazioni effettuate da notabili famiglie nissene nella seconda metà del secolo appena concluso – anche la costituzione di un piccolo monetiere cioè di una sezione numismatica monografica che raccoglie ed illustra i più significativi rinvenimenti di monete antiche effettuati nei territori di Sabucina, Vassallaggi, Gibil Gabib, Cozzo Scavo e anche Butera.

Si segnala infine la recente acquisizione a cura dell’Amministrazione Regionale di una piccola statua di Kore (fanciulla) in pietra con ghirlanda tra le mani, della fine del VI sec. a.C..

Recapiti ed Informazioni

Dove Siamo: Via Santo Spirito, 93100, Caltanissetta

Come arrivare: In auto: per chi si sposta in auto, il parcheggio più vicino è quello ACI di via Medaglie d’oro
Con i mezzi pubblici: la fermata dell’autobus più vicina è quella di via Xiboli della linea 1 , azienda
SCAT, capolinea piazza Roma

Contatti:
Telefono: +39 0934.567062; +39 0934.567086
E‐mail: [email protected]

Aperture:
Tutto l’anno da lunedì a domenica 9.00‐13.00/15.30‐19.00 (chiuso l’ultimo lunedì del mese)

Tariffe: 4 € normale, 2 € ridotto

Altri Contatti: Pro Loco Caltanissetta: Tel/Fax: +39 0934.585890;

Infopoint:
Telefono: +39 0934.74345
E‐mail: [email protected]

Relazione accessibilità:

Il museo illustra la storia degli antichi insediamenti del territorio urbano ed extraurbano di Caltanissetta, dalla preistoria all’età tardo antica.

La struttura si sviluppa su tre piani: il piano terra e piano interrato sono collegati da rampa lunga 25 metri con pendenza del 14% o ascensore (80x95x130) con pulsantiera interna in braille e rilievo e segnale acustico e visivo di arrivo al piano, mentre il secondo piano ammezzato è raggiungibile solo con scale.

Il parcheggio pubblico dista 50 metri dall’entrata principale, caratterizzata da porta a battente e raggiungibile con rampa in sampietrini con pendenza del 3%; le persone con disabilità motoria possono sostare temporaneamente davanti l’ingresso del museo per agevolare l’entrata.

Al piano terra si trovano la biglietteria/info point, con banco alto 87 cm, e la sala espositiva, dotata di sedute.

Al piano interrato si trovano la sala convegni (80 posti), la sala mostre con simulazione di scavi, la sala mostre temporanee ed il servizio igienico attrezzato, dotato di antibagno, Wc a pavimento con apertura anteriore alto 50 cm con possibilità di accosto frontale e laterale sinistro, doccetta e maniglione sinistro; lavabo sospeso.

Da segnalare la disponibilità di materiale informativo in braille che descrive il museo, riproduzioni di opere da poter toccare con didascalie in braille, totem audiovisivi e possibilità di organizzare visite guidate per ciechi in collaborazione con l’associazione ciechi di Caltanissetta.

Gli animali non sono ammessi.

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