Le più antiche testimonianze umane nel territorio di Favara risalgono alla tarda età del rame (2400-1990 a.C. circa).
Si tratta di ceramica monocroma rossa dello stile di Malpasso rinvenuta in una grotta in contrada Ticchiara.
Tra la fine dell’età del rame e gli inizi della prima età del bronzo (1900-1450 a.C. circa) si data una sepoltura ritrovata in contrada Grazia Vicina, che ha fornito ceramica acroma di impasto grigiastro che sembra ricollegarsi a quella del tipo Conca d’Oro (tarda età del rame nel Palermitano) e a forme arcaiche di ceramica castellucciana (prima età del bronzo della Sicilia centro-meridionale).
In contrada San Vincenzo è stata ritrovata una tomba della media età del bronzo (1450 a.C. circa).
In epoca storica il territorio favarese fu interessato dalla dominazione greca, di cui rimangono tracce in contrada Caltafaraci, dove doveva sorgere una fortificazione.
Il periodo di dominazione musulmana è testimoniato dall’insediamento di contrada Saraceno e dalla permanenza di numerosi toponimi di matrice araba, tra cui lo stesso toponimo Favara, che deriva dall’arabo faww-ra, che significa “sorgente”.
Nel periodo normanno furono costruiti parecchi casali, tra questi il Castello di Chiaramonte.
Nel XV secolo, Favara subì una grave crisi demografica, in particolare tra il 1439 e il 1464.
La popolazione ricrebbe dal 1478 al 1497.
Grazie alla famiglia De Marinis, Favara nel cinquecento raggiunse un grande sviluppo demografico.